PARTECIPAZIONE: UNA FATICA O UN’OPPORTUNITA’

“Bisogna far partecipare le persone”; “Libertà è partecipazione”; “Oh quanto erano belle le circoscrizioni”. Bene, nel frattempo abbiamo eliminato le circoscrizioni, abbiamo abolito il finanziamento pubblico ai partiti, abbiamo diminuito le rappresentanze a tutti livelli, in ultimo quella parlamentare.

La necessità di una vicinanza delle istituzioni

Nel frattempo siamo entrati in una pandemia e si è vista la lontananza pragmatica delle istituzioni, l’incapacità di rispondere a tutte le istanze ma ancor di più l’impossibilità di ascoltare le persone. La partecipazione significa territorialità e responsabilizzazione: delegare ad alcuni circoli di partito oppure ad alcune associazioni questa mansione ridimensiona la capacità di rispondere alle sollecitazioni del territorio.

Il ruolo delle circoscrizioni

Innanzitutto una rappresentanza territoriale significa sia rappresentare i territori nelle grandi arene che il contrario. In comuni da 100 mila abitanti in su togliere le circoscrizioni è stato un crimine in favore di un risparmio che ha solo consolidato il potere di quegli apparati burocratici in cui la politica rimane impigliata. Avere le circoscrizioni permetteva di arginare il dominio degli uffici centrali. Inoltre responsabilizzava e rendeva istituzione quelle associazioni e quei circoli e soprattutto quei cittadini che si impegnano sul territorio. Non è giusto che taluni personaggi parlino a nome del quartiere senza che questi abbiano un mandato per farlo. Al contempo, un assessore, ma anche un consigliere comunale, è impossibile che possa tenere tutto un comune sotto controllo. Delegare inoltre ai circoli di taluni partiti questo ruolo è limitativo e stride con la pluralità che nei quartieri comunque è presente.

La fatica della partecipazione

La partecipazione è però fatica, significa avere chi rompe le scatole. Immagino come siano felici quei direttori amministrativi, ormai liberi da implicazioni politiche (anche il ruolo degli assessori andrebbe ribilanciato a favore di questi), di poter decidere cosa fare e quando farlo in un silenzio generale. Questa non è democrazia.

Partecipazione rappresentativa!

Peraltro una partecipazione diretta e non rappresentativa, talvolta implementate, è fuorviante e non permette una razionalizzazione sul campo che invece è bene ci sia. Non possiamo portare la partecipazione a liste della spesa fatte da affezioni o bisogni personali. Così facendo si fanno dei grossi calderoni dai quali sia attingerà in base al cittadino più rompiscatole.

Muoviamoci

Le idee sono molteplici: vedere se ci sono gli spazi normativi per riaprire un decentramento territoriale, creare spazi istituzionalizzati a costo zero e laici ma con peso politico, battagliare affinché sia ampliato l’obbligo di decentramento amministrativo.

Questa roba è faticosa. La si fa se ci crediamo. Ma se non ci crediamo smettiamola di bearci parlando di partecipazione. Chi pensa che questa sia una strada vetusta lo dica e se ne prenda la responsabilità. Confrontiamoci!